Uno dei termini più ricorrenti in ambito economico e non sempre chiaro a tutti è ”interesse composto”. Se tutti conoscono il significato esatto di interesse semplice, ovvero quello che matura sulla somma e che si ritira alla scadenza del contratto, l’interesse composto si aggiunge alla quota capitale diventando anch’esso produttivo di interessi. Insomma interessi che si calcolano su altri interessi in un meccanismo particolare e tipico soprattutto dei conti correnti.
Interesse composto: un esempio
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Per comprendere al meglio il funzionamento di questo fondamentale aspetto è utile fare un esempio. Lasciando da parte l’imposta di bollo o altre voci di spesa che possono incidere su un conto corrente o un conto deposito, ipotizziamo di avere un conto con una somma di 100 euro a cui si aggiunge un tasso di interessi pari all’1% all’inizio dell’anno.
Nel mese di dicembre, di conseguenza, la somma presente sul conto sarà di 101 euro. Se le condizioni contrattuali rimarranno le medesime, alla fine del secondo anno, l’importo presente sul conto non sarà pari a 102 euro, come potremmo ipotizzare prendendo in considerazione l’interesse semplice, ma 102,01 euro. Ebbene sarà quel centesimo maturato sulla somma precedente a rappresentare il tasso di interesse composto. Insomma un funzionamento che appare quanto mai semplice anche se in pochi riescono a calcolarne il valore a mente.
Se in un conto abbiamo una somma pari a 140 euro contro i cento iniziali dopo cinque anni, siamo portati a pensare che il tasso di interesse corrisposto sia pari ad otto punti percentuali. Tutto ciò non è assolutamente esatto proprio perché, in questo modo, non prendiamo in considerazione l’interesse composto. Se avessimo un margine di interesse pari all’8%, la somma maturata dopo gli anni di vincolo sarebbe stata pari a 146,93 euro dopo i cinque anni.
Una differenza notevole rispetto al risultato del calcolo precedente, pari a sei euro e novantatre centesimi, ovvero del sette per cento sul totale. Insomma è proprio facile incorrere in errori di calcolo, anche notevoli, ma soprattutto essere ingannati da interessi propinati dalle banche.
L’importanza del valore dell’interesse composto
Dai mutui ai prestiti passando per i conto correnti e deposito: l’interesse composto è presente in una grande varietà di prodotto bancari e finanziari, perciò comprenderne il valore è quanto mai essenziale. Se l’interesse composto ha un valore essenzialmente positivo quando si parla di deposito di denaro, maturando una somma crescente nel corso degli anni, quando si tratta di contratti di mutuo, finanziamenti o prestiti, il rischio è dietro l’angolo.
Pagare interessi su interessi è, infatti, uno dei rischi maggiori per chi contrae uno di questo prodotti con gli istituti di credito. In questo caso avremmo l‘anatocismo bancario, ovvero gli interessi da corrispondere alla banca che maturano su una quota già comprensiva di interessi. Un meccanismo svantaggioso per gli utenti che vedono accrescere ingiustamente la somma da versare alla banca con il passare del tempo.
Per quanto riguarda al ”volto buono” dell’interesse composto, ovvero il maturare una somma aggiuntiva e che aumenta nel tempo (il centesimo calcolato sull’importo di cento euro come nell’esempio precedente) dobbiamo tener presente che spesso si tratta di una somma che viene spesso ”assorbita” dalle spese per la gestione del conto, ma soprattutto per l‘imposta di bollo.
Calcolo dell’interesse composto
Una formula, alquanto semplice, per risalire all’interesse composto è: PV* (1+R) ^ N. In questo caso indicheremo con PV il valore attuale, R il tasso di interessi e con N il numero dei periodi di investimento.
Supponiamo di avere una somma di 1000 euro con un capitale che frutta un interesse di otto punti percentuali annuali. Quale sarà la somma che avremo tra tre anni? Il calcolo sarà: 1000*(1+0,8) ^ 3. Il risultato sarà 1.259,71 euro.