TFR, la guida completa: anticipo, calcolo e normativa

Con il termine TFR, sigla che sta per Trattamento di Fine Rapporto, si intende una somma che i vari lavoratori dipendenti hanno a disposizione e che possono utilizzare in diverse occasioni. Il calcolo del TFR viene effettuato in base a diversi fattori mentre la consegna è prevista nel momento della conclusione del rapporto lavorativo e può essere effettuato dall’impresa.

TFR: che cos’é?

Conosciuto nel linguaggio comune con il termine di liquidazione, il TFR è, in pratica, l’ammontare che ogni anno il lavoratore dipendente accumula durante il periodo di lavoro per la liquidazione e che verrà consegnato, come detto, alla scadenza del rapporto lavorativo. Fino ad un passato molto recente il TFR veniva conservato dai datori di lavoro, oggi non è sempre così.

Negli ultimi anni lo Stato ha messo a disposizione due alternative: versare la somma del TFR in un fondo pensione privato, ovvero un sistema di previdenza integrativo o complementare a quello previsto dalla Legge o chiederne il versamento direttamente in busta paga dove viene indicato sotto ad una voce specifica (per maggiori informazioni su come leggere la busta paga leggi questa guida).

Calcolo del TFR

Per calcolare il TFR è necessario partire dalla retribuzione del lavoratore. Si tratta della somma totale che spetta al dipendente e che include anche voci accessorie come i vari benefit.

Ma non tutti i versamenti che vengono realizzati dal datore di lavoro vanno a comporre l’ammontare sul quale viene effettuato il calcolo del TFR. Non sono considerabili, infatti, i compensi ricevuti in via occasionale come i rimborsi spese, le spese per le trasferte o i premi aziendali.

Gli elementi da prendere in considerazione, per effettuare il calcolo del Trattamento di Fine Rapporto, sono, dunque, la retribuzione annuale da dividere per il valore di 13,5 e la trattenuta dell’INPS dello 0,5%. La trattenuta deve essere versata in un fondo dell’INPS il cui scopo è di garantire il versamento della liquidazione anche se la compagnia fallisca.

Perché la divisione viene effettuata proprio per 13.5? Si tratta di un valore utilizzato in via convenzionale sia nel caso in cui il dipendente riceva solo la tredicesima che la quattordicesima. Se, ad esempio, un lavoratore ha un reddito annuale di 25mila euro la somma accantonata per il TFR sarà l’equivalente di 25mila diviso per 13,5, ovvero 1.851, 85 euro. Dal risultato va detratta una percentuale del 5%, pari a 125 euro. Il TFR annuale sarà, dunque, di 1.726,85 euro. Insomma un calcolo tutto sommato semplice e realizzabile attraverso pochi passaggi, ma tenendo presente la somma iniziale da cui partire.

La rivalutazione del TFR

Ogni dodici mesi l’ammontare del TFR viene rivalutato. La rivalutazione del TFR viene effettuata in base all’indice di aumento del costo della vita che l’ISTAT pubblica periodicamente. Tutto ciò si traduce in un’aggiunta dell’1,5% ogni anno, in misura fissa, e di una componente variabile pari al 75% della quota di aumento medio del prezzo misurato dall’ISTAT .

Basandoci dall’esempio descritto in precedenza, avremo una quota fissa calcolata attraverso la moltiplicazione di 1726,85 per 0,0015 con il risultato di 25,90 euro. La quota variabile, invece, si calcola, come abbiamo detto, sul 75% dell’aumento dei prezzi. Nel caso cui avessimo un’inflazione dell’1%, l’ammontare sarà di 1,29 euro.

Alla luce dei valori risultanti il calcolo del TFR andrebbe realizzato in questo modo: 1.726,85 euro più 25,90 euro a cui si aggiunge 1,29 euro. Il risultato sarebbe di 1754,04 euro.

Versamento TFR: meglio busta paga o fondo pensione privato?

Come detto in precedenza è il lavoratore a scegliere che tipo di destinazione dare al proprio TFR. La scelta tra la previdenza privata o tenerlo in azienda e riceverlo alla termine del rapporto lavorativo va effettuata in base alle proprie necessità.

Il versamento del TFR in busta paga rappresenta una scelta effettuata da molti, ma con significativi svantaggi dal punto di vista fiscale vista l’applicazione della tassazione ordinaria che, in media, risulta maggiore rispetto a quella applicata su un fondo pensione.

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