Spesometro: ecco come funziona la dichiarazione nel 2017

Con il termine improprio, ma molto comune, “Spesometro” si indica un particolare comunicazione che tutti i soggetti di partita Iva, in Italia, sono tenuti ad inviare ogni anno all’Agenzia delle Entrate. In pratica, lo strumento è stato introdotto per limitare il fenomeno dell’evasione fiscale. Notevoli cambiamenti hanno modificato, negli anni, gli obblighi derivanti relativi allo Spesometro.

Una delle modifiche più radicali è intervenuta nel 2013, tra cui la denominazione stessa: da allora si chiama, infatti, “Comunicazione Polivalente“. Si tratta di una trasformazione radicale che ha visto la dichiarazione unificarsi ad altre, come l’obbligo di comunicazione degli acquisti realizzati nei paesi appartenenti alla cosiddetta Black List (leggi l‘elenco completo).

Spesometro: le caratteristiche principali

Come abbiamo visto nell’introduzione iniziale lo Spesometro serve al Fisco per valutare l’entità delle entrate, in corrispondenza delle tasse pagate, contrastando, quindi il fenomeno, ancora molto sviluppato nel nostro paese, dell’evasione fiscale.

Al principio il nome della dichiarazione era Elenco Clienti e Fornitori. In questo caso i contribuenti erano obbligati ad indicare delle informazioni in un modello prestampato e trascrivendo la lista degli importi delle fatture dei clienti e dei fornitori. 

Con gli anni, però, molte cose sono cambiate, a seconda delle politiche fiscali dei vari governi che si sono succeduti. Fino alla svolta del 2013 con la dichiarazione “unificata” della Comunicazione Polivalente. Ma come si compila, oggi, lo Spesometro?

Spesometro, le novità del 2017

Con il decreto fiscale 193/2016 molte cose sono cambiate. La dichiarazione delle fatture può  essere effettuata, per i primi due trimestri, prima della scadenza del luglio del 2017, in un’unica dichiarazione unificata; insomma una novità importante. Nello Spesometro dovranno essere riportate tutte le fatture emesse e ricevute, oltre ai dati sulla liquidazione dell’IVA, sia a credito che a debito, ripartite per le tre categoria di aliquota prevista: 4, 10 e 22%.

Ma le modalità delle dichiarazioni e le tempistiche rappresentano solo una delle novità applicata per questo nuovo anno. Cambiano anche i controlli. Lo Spesometro trimestrale consente, infatti, di verificare più velocemente e con maggiore efficienza l’emissione di documenti fasulli. Il tutto si traduce con controlli ricorrenti ed immediati ed immediati ravvedimenti da parte degli imprenditori.

Entro 15 giorni dalle comunicazioni potranno essere inviate, dalle autorità di controllo, le lettere di compliance in cui vengono indicate le incongruenze rilevate nei dati trasmessi. A questo punto, in caso di conferma di errori, il Fisco invierà all’imprenditore la somma da corrispondere.

In pratica, nel caso in cui il contribuente si avveda dopo il primo avviso, dovrà semplicemente pagare quanto dovuto correggendo i dati. Se anche dopo questo avviso, il contribuente ometta di corrispondere quanto dovuto, il Fisco effettuerà gli accertamenti del caso. 

Spesometro 2017: la compilazione

La compilazione del modello è davvero semplice ed intuitiva. Come detto in precedenza si tratta di una lista di clienti e fornitori. Per ogni soggetto che compone l’elenco vanno indicate alcune informazioni essenziali per comprendere la natura dell’attività economica con la quale il contribuente si è interfacciato.

I numero di partita Iva o del codice fiscale è quindi indispensabile accanto al nome.  Accanto va indicato l‘importo dell’operazione effettuata indicando la somma imponibile e l’ammontare dell’imposta prevista. Nel caso di esenzione basta specificare che si tratta di una transazione per la quale non è previsto il pagamento di un’imposta.

Le operazioni per cui non è necessaria l’emissione di fattura, è indispensabile indicare gli importi e la relativa imposta.

Per quanto riguarda le transazioni effettuate con soggetti che non sono residenti nel nostro paese o che non hanno un codice fiscale, è obbligatorio indicare il nome, il cognome, la data di nascita e la residenza all’estero. Nel caso in cui la controparte non residente sia un’azienda, devono essere trascritte la denominazione, la ragione sociale e la sede legale.

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