Prestito infruttifero: cos’è e come funziona il finanziamento tra amici e partenti

Possono essere davvero le situazioni di difficoltà economica di un nucleo familiare. Un mutuo, la perdita del lavoro o problematiche di salute possono spingere un’intera famiglia sull’orlo della disperazione. In questo caso richiedere un prestito infruttifero ad un parente può essere la soluzione ideale per ripianare una condizione di significativa difficoltà. Il prestito infruttifero è, infatti, una formula di finanziamento poco restrittiva e che non prevede particolari costi.

Prestito infruttifero: di cosa si tratta?

Come detto questa particolare tipologia di prestito viene spesso concesso tra parenti o amici. Nessun costo né particolari garanzie vengono richieste al soggetto che stipula: insomma una forma di finanziamento senza scopo di lucro.

Nonostante sia un prestito sostanzialmente “libero” ed effettuato sulla base di una condizione di fiducia tra le parti, è indispensabile tenere che esiste una specifica regolamentazione e le possibilità di incappare in guai dal punto di vista giudiziario, è presente.

La legge, infatti, prevede una precisa disciplina anche per i movimenti di denaro realizzati da privati che devono essere, in ogni caso, tracciati.

I controlli del Fisco

Da alcuni anni, in Italia, ogni transazione deve essere giustificata al Fisco. Insomma che sia una forma di aiuto di un padre al proprio figlio in difficoltà o un prestito di un amico senza nessun tipo di contratto: tutto deve essere regolarmente tracciato. I controlli del Redditometro sono implacabili e le sanzioni per questo tipo di movimenti possono essere anche molto salate.

La transazione deve avvenire, quindi, attraverso un bonifico su un conto corrente bancario, postale o un assegno: insomma non può essere utilizzato il contante. Adeguarsi alle norme è quindi essenziale per rispondere ai controlli con la documentazione giusta.

La scrittura privata

Ma un altro metodo per tracciare una transazione tra privati, come il prestito infruttifero, è la scrittura privata. Si tratta di un documento scritto e che viene realizzato, nella maggior parte delle volte, per tutelare il soggetto che effettua il prestito. In sostanza, con la scrittura privata, il prestatore o anche l’altro soggetto, redige un documento in cui vengono elencate le condizioni del prestito.

Per effettuare una scrittura privata è indispensabile che vengano rispettati determinati fattori. Sono tre gli elementi che compongono questo documento: il corpo, la sottoscrizione ed il testo. Nel documento devono essere riportate le condizioni della transazione e i termini di pagamento del debitore. In alcuni casi può essere utile l’autenticazione, cioè la firma apposta di fronte ad un notaio. Nel caso contrario si ha la scrittura privata non autenticata con la presenza della sola firma delle due parti coinvolte, purché sia chiara e leggibile.

Nella scrittura privata è indispensabile l’indicazione degli estremi dei due soggetti con i nomi, la data di nascita ed il codice fiscale. Anche l’indicazione della causale del prestito è indispensabile per la correttezza del documento. Se si valuta necessario, i sottoscrittori possono indicare le eventuali penali per la mancata restituzione dell’importo.

Il prestito infruttifero: le ricadute fiscali

È indispensabile tenere presente che questa tipologia di prestito non prevede particolari segnalazioni nella dichiarazione dei redditi, ma nel solo caso in cui non siano applicati tassi di interesse. In questo caso la quota rappresenta comunque un guadagno per il prestatore e perciò deve essere dichiarata. Nessun tipo di conseguenza ricade, invece, su chi lo riceve. Il debitore, infatti, non può detrarre gli interessi di un prestito infruttifero per l’aliquota Irpef.

È importante, inoltre, tenere in considerazione alcune voci di costo che devono essere affrontate nella sottoscrizione di questo particolare prestito. La registrazione prevede un’imposta di bollo pari a 16 euro applicati per ogni quattro facciate del documento. A questo si aggiunge una tassa equivalente al 3% sulla somma erogata nel contratto. L’importo cresce in caso di applicazione di interessi.

Il versamento deve essere effettuato necessariamente entro venti giorni dalla stipula del contratto. Per l’indicazione di forme di garanzia, inoltre, è obbligatorio il pagamento di due ulteriori imposte: quella di registro pari allo 0,50% dell’ammontare a cui si affianca l’imposta ipotecaria pari al 2% del valore dell’ipoteca qualora inserita.

 

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