Partita Iva agevolata: i nuovi requisiti previsti nel 2017

Sono davvero tante le novità per le partite Iva introdotte con l’ultima Legge di Bilancio ed in quello che è stato definito il ”Jobs Act” per gli autonomi. Si tratta di una serie di norme messe in campo per la tutela del lavoro di tipo autonomo con lo stanziamento di oltre cinquanta milioni di euro per il settore.
Introdotto il dieci maggio del 2017, il Jobs Act per gli autonomi introduce una più ampia tutela per i pagamenti da ricevere, delle modifiche sul tema della deducibilità fiscale riguardo le spese di formazione estendendo il sussidio di disoccupazione previsto ora anche per i lavoratori che frequentano un dottorato di ricerca. Il tutto accompagnato da una serie di modifiche essenziali per il cosiddetto ‘‘smart working”. L’obbiettivo del Governo, inoltre, è la riduzione dell’evasione fiscale attraverso anche un nuovo sistema di calcolo dei redditi e dei contributi. Ma cos’è, di preciso, la partita Iva agevolata?

Partita Iva agevolata: di cosa si tratta?

Prima di rispondere a questo quesito, può essere utile specificare cosa sia, in realtà, una partita Iva. Si tratta dell’insieme di undici numeri che identificano ogni tipo di attività economica ed i titolari ( società o le semplici persone fisiche). Tutti i lavoratori che rientrano nella categoria degli autonomi, ovvero che non sono sottoposti a particolari vincoli di tipo contrattuale tipico del lavoratore subordinato, devono aprire una partita Iva. 

Naturalmente si tratta di un passaggio molto complesso e che prevede una serie di adempimenti burocratici ed una tassazione ben precisa. In alcuni caso, però, è possibili accedere alla formula della partita Iva agevolata con significativi vantaggi. Si tratta di una strada molto spesso seguita dai giovani che intendono abbattere, almeno nel periodo iniziale, le tante difficoltà che si presentano. Ma le novità introdotte nell’ultimo periodo, come detto, sono davvero tante ed hanno rivoluzionato non poco il settore.
 Ma quali sono le differenze tra il nuove regime fiscale e quello forfettario introdotto negli ultimi mesi? Il regime dei minimi rappresentava una formula con una serie di restrizioni maggiori come la durata di soli cinque anni. La nuova formula, invece, non prevede alcun tipo di limite temporale. Decade, in pratica, solo alla mancanza dei requisiti. Insomma oggi la partita Iva agevolata, meglio nota come regime forfettario, ha cambiato volto configurandosi come uno strumento particolarmente adatto ai giovani professionisti visto che dalla formula sono, di fatto, escluse le aziende. Ma cosa bisogna fare per aprire la partita Iva agevolata?

Aprire la partita IVA agevolata: gli adempimenti necessari

Il primo passo da fare è la compilazione del modulo apposito all’Agenzia delle Entrate comunicando l’inizio della propria attività. Si tratta di un passaggio da effettuare entro i trenta giorni dall’avvio dell’attività, pena una multa di oltre cinquecento euro. La comunicazione deve essere inviata attraverso un modulo predefinito: il modello AA9/12 all’interno del quale va indicata la tipologia di regime fiscale scelta: ordinario o forfettario.
L’invio della richiesta deve essere effettuato, in duplice copia, all’Agenzia delle Entrate o attraverso una raccomandata con l’indicazione dell’indirizzo mail ed una copia della carta di identità. Nella richiesta è necessario indicare la volontà di accedere all’Iva agevolata, pena una sanzione di duemila euro.

Condizioni  vantaggi dell’Iva agevolata

Come accennato in precedenza solo le persone fisiche possono accedere all’Iva agevolata. Specifici limiti sono previsti anche per i compensi registrati variabili per ogni singola professione. Ogni categoria imprenditoriale ha, infatti, dei limiti, dipendenti dal cosiddetto codice ATECO, la classificazione per le attività economiche.
Per quanto riguarda i vantaggi possiamo elencare, tra i principali, il mancato obbligo di tenere scritture contabili, l’esonero dai versamenti periodici dell’Iva, l’esclusione da IRAP e dagli studi di settore, la mancata ritenuta alla fonte a titolo d’acconto e la mancata assunzione della qualifica di ”sostituto d’imposta”.

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